Molte e interessanti le novità apportate dalla nuova formulazione. Tra queste spiccano quelle di natura ampelografica. Per quanto riguarda il vino rosso, ad esempio, potranno essere utilizzate, unicamente o congiuntamente, per un minimo del 60%, le varietà Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, Syrah e Ciliegiolo. Per quanto riguarda i bianchi, sarà invece possibile utilizzare anche il Viognier da solo, o assieme ad altre sue varietà.
Uno degli obiettivi principali del Consorzio è la tutela della DOC nei confronti di eventuali contraffazioni da parte di soggetti esterni e degli stessi soci produttori, attraverso un’attività di controllo a vari livelli.
Un altro importante aspetto è quello della promozione del marchio Maremma Toscana nel mercato italiano e internazionale. Questo mediante azioni di promozione mirate, come incoming di giornalisti italiani e/o stranieri di settore, degustazioni, advertising, inserzioni sul sito istituzionale e su riviste ecc.
La base ampelografica si è ampliata con l’introduzione di alcuni nuovi vini varietali (oltre a quelli che già erano previsti) come PETIT VERDOT e CABERNET FRANC. Questi 2 vitigni in Maremma si esprimono in modo eccellente. Non è una caso che il Petit Verdot sia il rosso su cui l’Azienda vinicola toscana Cacciagrande punta maggiormente. Quindi questa maggiore libertà, anche con la nuova possibilità di produrre vini bivarietali, non può che far bene ad una DOC che rispecchia una vocazione territoriale eclettica come la nostra. Questo pensiero deriva dal mio essere un convinto sostenitore di una viticoltura senza vetusti schemi precostituiti, ma che insegue liberamente la vocazione dei suoi splendidi terroir.
Credo ci si possa ritenere soddisfatti del successo e della strada fatta da questa DOC, ma non possiamo adagiarci sugli allori. Le modifiche apportate dal nuovo disciplinare sono sicuramente adeguate ad un territorio ampio che comprende tutta la provincia grossetana. Esse infatti offrono soprattutto la possibilità di una maggiore libertà di scelta della base ampelografica, lasciando spazio alla fantasia e alla voglia di sperimentare dei produttori, che saranno ora in grado di seguire più facilmente le vocazioni di un territorio straordinariamente vocato ma al contempo molto variegato.
Non è mai facile, lavorando sotto il cielo, fare previsioni precoci sulla vendemmia, e anche un po’ per scaramanzia non amo molto sbilanciarmi in questo senso. Sicuramente posso dire che per adesso la vendemmia 2020 si preannuncia molto buona. La stagione fredda ci ha dato piogge abbondanti in autunno e le temperature finora non sono state troppo calde. Tutti elementi favorevoli per un territorio dove il sole non si fa mai desiderare troppo. Questo andamento, se confermato, potrebbe dare uve eccellenti sotto il profilo fenolico, e quindi vini strutturati ma allo stesso tempo freschi e quindi equilibrati